All’interno delle importanti novità introdotte dal Collegato Ambientale 2015 c’è una “prima” assoluta di rilievo: l’istituzione dello schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti, il cosiddetto “Made Green in Italy”.

L’articolo 21 del Capo IV del Collegato Ambientale (Legge 221/2015) specifica che l’introduzione dell’impronta ambientale è vincolata alla pubblicazione, entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del Collegato (02/02/2016), di un regolamento emanato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che stabilisca le modalità di funzionamento dello schema volontario. Tale schema adotta la metodologia per la determinazione dell’impronta ambientale dei prodotti (PEF), definita nella raccomandazione 2013/179/UE.

Il comma 2 dell’art. 21 specifica che i contenuti del regolamento e dello schema volontario devono tener conto delle indicazioni riportate nella comunicazione comunitaria “Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse”.

Il comma 3 individua le finalità dello schema nazionale volontario e del relativo regolamento. Si tratta di:

–           promuovere l’adozione di tecnologie e disciplinari di produzione innovativi, in grado di garantire il miglioramento delle prestazioni dei prodotti e la riduzione degli impatti ambientali che i prodotti hanno durante il loro ciclo di vita, anche in relazione alle prestazioni ambientali previste dai criteri ambientali minimi di cui all’art.68-bis del codice dei contratti pubblici;

–           rafforzare l’immagine, il richiamo e l’impatto comunicativo che distingue le produzioni italiane, associandovi aspetti di qualità ambientale, anche nel rispetto dei requisiti di sostenibilità sociale;

–           rafforzare la qualificazione ambientale dei prodotti agricoli, attraverso l’attenzione prioritaria alla definizione di parametri di produzione sostenibili dal punto di vista ambientale e della qualità del paesaggio;

–           garantire l’informazione riguardo alle esperienze positive sviluppate in progetti precedenti, in particolare nel progetto relativo alle schema di qualificazione ambientale dei prodotti che caratterizzano i cluster, sviluppato con il protocollo di intesa firmato il 14/07/2011 tra MATTM, Ministero dello Sviluppo Economico e alcune regioni italiane.

Con l’applicazione dell’articolo 21 del Collegato Ambientale, l’Italia diventa il primo stato membro a recepire ed attuare le raccomandazioni del PEF, inserendole all’interno dello schema volontario, che costituisce di fatto il risultato delle prime esperienze fatte dalle PMI in termini di calcolo delle emissioni dei gas serra e di calcolo dell’impronta ambientale con l’utilizzo della metodologia della valutazione del ciclo di vita dei prodotti (LCA).

 

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